Morcone sorge a circa 600 metri sul livello del mare, disposto a raggiera alle pendici del monte Mucre, in una posizione equidistante tra Benevento e Campobasso nella valle dove scorre il fiume Tammaro. Le origini di Morcone si confondono tra leggenda e storia nei racconti di un’antica città sannita i cui poderosi resti di mura poligonali sono visibili al di sotto dei ruderi del Castello medievale. Morcone fu sede vescovile dal 1058 al 1122 e fin dall’XI secolo godette del titolo di “civitas”. Durante l’epoca normanna, sveva ed angioina, sviluppò l’organizzazione della Universitas, eleggendo in autonomia la rappresentanza del popolo.
Da vedere: l’antico borgo; i resti del castello di epoca normanna; la chiesa di San Salvatore, sorta su un tempio di epoca ellenistica; la chiesa della Madonna della Pace; il Convento dei Frati Cappuccini nel quale tenne il suo noviziato San Pio da Pietrelcina; la piazzetta del pozzo con l’attigua chiesetta di San Giovanni.
L’evento che riesce a far apprezzare Morcone in tutto il suo splendore è senza dubbio il Presepe Vivente che, si svolge ogni anno il 3 gennaio.
Il territorio di Morcone è attraversato per oltre 5 km dal regio Tratturo Pescasseroli-Candela e da numerosi tratturelli. Questi percorsi, utilizzati dai pastori nella transumanza, costituiscono oggi interessanti itinerari naturalistici che incontrano sul loro sentiero fontane, abbeveratoi, resti di muretti in pietra a secco che indicavano alle greggi la strada, chiese campestri, la grotta della monaca, il Lago Spino (lago carsico), mulini e piccole cascate.
Convento dei Cappuccini - Chiesa Santi Filippo e Giacomo
Il convento di Morcone venne aperto nel 1603 per volere del marchese Giovanni Battista d’Aponte per un voto che questi aveva fatto.
La chiesa, venne consacrata il 20 agosto 1690 e dedicata ai SS. Filippo e Giacomo, dei quali preesisteva la cappella.
Sulla parete di fondo, dietro l'altare maggiore, si aprono tre nicchie: al centro è collocata la statua dell'Immacolata, a destra Sant'Elisabetta Regina d'Ungheria e a sinistra San Giuseppe. La navata laterale, separata dalla centrale da tre massicci pilastri, è più stretta e più bassa, ed è caratterizzata da quattro altari: quello di Sant'Anna rivestito di marmo, che risale al 1927, quelli di San Felice e Sant'Antonio, ambedue in legno e risalenti al 1700 e, in fondo, l'altare di San Francesco.
Il convento è stato sempre la casa di noviziato della provincia religiosa. Il 6 gennaio 1903 fece il suo ingresso tra i cappuccini l’adolescente Francesco Forgione che il 22 gennaio, dello stesso anni, fu ammesso alla Vestizione religiosa ed al Noviziato. Quel giorno cambiò il suo nome in Fra Pio da Pietrelcina. Il suo periodo di permanenza fu dal 1903 al 1904.
Alle 5 del mattino, fra Pio, veniva svegliato dal suono della battola, una tavoletta di legno con maniglia mobile di ferro, che un confratello agitava nel corridoio dei novizi.Fra Pio doveva alzarsi, rifare il letto, e metterci sopra un grosso Crocifisso di ferro. Poi dopo essersi lavato scendeva in chiesa per la meditazione e la Santa Messa. Alle 8 la colazione con del pane bollito e olio. Poi tornava in cella per studiare le Regola e le Costituzioni dell’Ordine dei frati minori cappuccini, un piccolo libretto di 20 pagine. Non era consentito leggere alcun altro libro. Dalle 11 alle 12 svolgeva lavori vari in convento: pulire la chiesa, attingere l’acqua dal pozzo, pulire altri ambienti comuni del convento. Alle 12 pranzava, in refettorio, con gli altri confratelli. Il pranzo consisteva consistente in pane e stufato. Durante l’anno di Noviziato molti frati soffrivano la terribile fame. Subito dopo era consentita una passeggiata nell’orto del convento, dove frati e novizi, camminando incolonnati, recitavano preghiere. Alle 14:30 si andava in coro per la preghiera della liturgia delle Ore e poi studio fino alle 17. Dalle 17 alle 19 c’erano lavori vari. Alle 19 meditazione e recita del Santo Rosario. Alle 20 una cena frugale. Subito dopo era consentita mezz’ora di ricreazione. Era l’unico tempo del giorno in cui si poteva parlare. Alle 21, fra Pio, tornava in cella per le preghiere personali, l’esame di coscienza, e il riposo notturno. Senza spogliarsi, con ancora indosso lo stesso abito cappuccino, si coricava supino sul letto e raccoglieva il saio fra le gambe, posizione questa prescritta per mortificare il corpo. In questa posizione, si doveva, con il cordone, fissare al fianco destro il grosso Crocifisso di ferro, posto sul letto durante il giorno, e tenerlo stretto al cuore con le braccia in croce sul petto. A mezzanotte, insieme alla comunità, fra Pio si alzava, e in processione, tutti, raggiungevano il coro per recitare il Mattutino e Le Lodi. Dopo un’ora e mezza ritornava a letto e cercava di dormire sino alla sveglia delle 5 del mattino. Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, dopo cena, c’era la disciplina. I novizi e i religiosi della comunità, nel coro, a luci spente, si toglievano l’abito e flagellavano con una catena il torso nudo, recitando il Miserere e meditando sulla Passione di Cristo.
Padre Tommaso, pur così severo coi novizi, descrisse Fra Pio come “un novizio esemplare, puntuale nell’osservanza ed esatto in tutto, e da pro.padrepio.it/porsi a tutti come esemplare”.
tratto da: www.padrepio.it/
22.01.1903 - Giorno della Vestizione
certificato di vestizione
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Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, entra in convento per la prima volta a Morcone il 6 gennaio 1903. In questo convento incontra Fra Camillo Colavita da sant’Elia a Pianisi, il frate questuante che aveva generato nel quindicenne pietrelcinese la volontà di entrare nell’Ordine dei Frati Cappuccini.Dopo due settimane di esercizi spirituali, il 22 gennaio 1903, nella chiesa conventuale dei cappuccini di Morcone, alle 9 del mattino, viene svolta la Cerimonia di Vestizione dei panni di probazione, ovvero la vestizione del saio dei cappuccini. Francesco, lascia gli abiti borghesi e aiutato dal padre maestro, fra Tommaso da Monte Sant’Angelo, indossa prima il saio, poi il cappuccio quindi il cingolo. Al termine Fra Tommaso gli impone il suo nuovo nome: Fra Pio da Pietrelcina In questo convento fra Pio da Pietrelcina trascorre un anno. L’anno del Noviziato. Un anno duro, definito della prova. Un anno cruciale per la scelta del giovane cappuccino. Durante tutto l’anno di noviziato vigeva il silenzio perpetuo, il totale distacco dalle cose e dagli affetti terreni. I novizi dovevano vivere scalzi, a piedi nudi. Nel convento non c’era riscaldamento, e d’inverno c’era freddo intenso. Il maestro dei novizi poteva dare ai frati un breve permesso di riscaldarsi al fuoco comune, un locale con camino sempre acceso.
tratto da: www.padrepio.it/
22 gennaio 1904 - La professione temporanea
Dopo aver trascorso l’anno di Noviziato, nella chiesa conventuale dei frati minori cappuccini di Morcone, fra Pio da Pietrelcina emette la professione temporanea. Venerdì 22 gennaio 1904, alle ore 11:45, circondato da tutta la comunità, Fra Pio da Pietrelcina si inginocchiò davanti all’altare della chiesetta annessa al convento, pose le mani in quale in quelle del padre guardiano Francesco Maria da Sant’Elia a Pianisi e, con voce incrinata dalla commozione disse: “Io, fra Pio da Pietrelcina, faccio voto e prometto a Dio Onnipotente, alla Beata Maria sempre Vergine, al Beato padre San Francesco, a tutti i Santi e a te, o padre, di osservare la regola dei Frati Minori, da signor Papa Onorio confermata, vivendo in obbedienza senza nulla di proprio e in castità”.
tratto da www.sanpio.it
www.impresainsiemesrl.it
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